DA GIUGNO
2019
A SETTEMBRE
DA GIUGNO A SETTEMBRE
2019
Francesco Messina
Mostra a cura di Alberto Fiz
Nato a Linguaglossa, in provincia di Catania il 15 dicembre del 1900, da genitori poverissimi, si trasferisce da piccolo con la famiglia a Genova dove frequenta i corsi dell’Accademia Linguistica di Belle Arti e, dopo il 1918, si inserisce con il suo già promettente profilo d’artista, negli ambienti intellettuali e letterari della città animati dalla presenza di Camillo Sbarbaro ed Eugenio Montale.
Nel ’22 viene invitato alla Xlii Biennale di Venezia, in cui sarà sempre presente fino agli anni ’40, e in quello stesso anno sposa Bianca Clerici.
La partecipazione alla prima mostra degli artisti di Novecento nel 1926 alla Galleria Pesaro di Milano e la presentazione di una sua personale alla Galleria Milano, nel 1929, di Carlo Carrà consacra definitivamente, la figura di scultore.
E’ già, dunque, uno scultore affermato ed accademico di merito dell’Accademia Linguistica di Belle Arti di Genova, quando nel ’32 si trasferisce a Milano dove frequenta Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Sergio Salmi, Carlo Carrà, Piero Marussig e nel 1934 vince la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, di cui dal ’36 al 1944 sarà anche direttore.
Alla caduta del Fascismo, Messina, che nel 1940 aveva realizzato il monumento a Costanzo Ciano per il Museo Navale di La Spezia, perde per qualche anno la cattedra che riottiene, alla fine della guerra, nel 1947.
Invitato nel 1949, insieme a Marino Marini, alla Terza Internazionale di Scultura di Philadelphia, negli Stati Uniti, Messina è stato da allora uno degli scultori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo.
I suoi gruppi monumentali al Cimitero di Milano, alla Cittadella di Assisi, al Pére Lachaise di Parigi (dove nel ’60 scolpisce La Pietà sulla tomba dell’editore Cino Del Duca), in S. Pietro a Roma (Monumento a Pio Xli), nel Duomo di Milano (Monumento a Pio Xl), eseguiti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, diventano presto celebri, come i suoi ritratti di Lucio Fontana, di Giuseppe Papini, di Salvatore Quasimodo, di Indro Montanelli, di Aida Accolla, di Carla Fracci, di Luciana Savignano, ed altri importanti personaggi.
Ma le sue opere più note restano, ancora oggi, il grande Cavallo morente eseguito per il Palazzo della Rai a Roma e la monumentale Via Crucis in marmo di Carrara per la chiesa di San Giovanni Rotondo sul Gargano.
Il tema dei cavalli e quello delle danzatrici, caratterizzerà molta parte della sua produzione degli anni Settanta e degli anni Ottanta.
Nel 1973 un’intera sala del Museo del Vaticano, la sala Borgia, viene dedicata all’esposizione permanente delle sue sculture e nel 1977 il Museo Civico di Lugano accoglie, in quattro sale, le opere della sua donazione di sculture e grafica, mentre i maggiori musei e le più importanti istituzioni culturali internazionali promuovono vaste rassegne della sua opera.
L’ultima grande mostra durante la sua vita è quella inaugurata nel ’93 a Roma in Vaticano “Dio nell’uomo”. Francesco Messina è morto a Milano il 13 settembre 1995.
La scultura di Francesco Messina, così carica di echi dell’eredità classica greco-romana ed ellenistica, “si caratterizza”, ha scritto Carlo Carrà, per “un fare semplice e grandioso” e per un “procedimento idealistico e classico” in grado di dar vita a forme che restano come “immagini ideali”.